Figlia di sarta, si è appassionata fin da giovane al cucito, nel confezionamento di abiti, borse, cappelli, tappezzerie, riparazioni, rammendi, ecc. finché col tempo a questa passione si è aggiunta quella del riuso, del riciclo e tutto ciò che riguarda la moda sostenibile e un’avversità allo spreco. Proprio in questo periodo è avvenuto il primo contatto con il mondo e la filosofia del Sashiko.

Determinata quindi ad imparare questa tecnica, si è messa subito alla ricerca di un’insegnante, che però non ha trovato. L’unica soluzione che aveva erano i libri. I più autorevoli però erano in giapponese e allora decise di fare un corso di lingua giapponese e chiese di tradurli alla sua insegnante.

Internet è stato il volano, quindi tramite Blogger, YouTuber e quant’altro l’hanno aiutata ad avvicinarsi sempre di più al Sashiko ed alla sua cultura. Per oltre due anni, si è esercitata per imparare la tecnica con l’ago lungo ed il ditale ad anello (detto anche «a piattino»), utilizzato da molti, anche se non da tutti, per eseguire tutte le tecniche del Sashiko.

Nel tempo si è potuta confrontare con diversi manufatti di origine giapponese e con persone che, dall’altra parte del mondo, hanno incentrato la loro professione su questo stile di decoro e recupero.